Settimana calda in quel di Trigoria: a sorpresa infatti, la società giallorossa ha deciso di non rinnovare il contratto a Daniele De Rossi. “Un’altra bandiera del calcio italiano se ne va”, così hanno titolato parecchi giornali l’addio del capitano romanista.

Dopo svariate battute, ironia, coppe in faccia e compagnia cantando,  anche la curva biancoceleste ha deciso di salutare il nemico in tante battaglie.

“La Nord saluta De Rossi, fiero e irriducibile nemico sul campo”.

Gli anni passavano e lui era lì, dall’altra parte della barricata, gli anni passavano e lui era lì, con l’etichetta di “capitan futuro”.

La grandezza di un “nemico”  sta anche in quello che rimane nella memoria dei  tifosi rivali.  La grandezza di un nemico come Daniele De Rossi, sta nello striscione esposto dalla Curva diametralmente opposta alla sua. 

Perché signori, potete storcere il naso quanto volete, ma il derby non sarà più lo stesso, non sarà più quello che abbiamo conosciuto in questi ultimi 18 anni, o poco meno.

Dedica che non è piaciuta al resto dello stadio che ha fischiato in modo ingeneroso e sul web è già un caso.

Due anni fa, la Curva Nord aveva omaggiato allo stesso modo l’altra bandiera della Roma, Francesco Totti: «I nemici di una vita salutano Francesco TottI».

Messa per qualche istante da parte la rivalità cittadina?

L’addio alla Roma di Daniele De Rossi, cacciato malamente da Pallotta, non ha scosso solamente il mondo giallorosso, ma anche l’altra parte del Tevere, quella biancoceleste, ha accolto la notizia come un fulmine a ciel sereno. Perché uno che la fascia sul braccio l’ha aspettata quasi vent’anni, forse avrebbe meritato qualcosa in più.

Da ieri sera però, quando è stato esposto lo striscione, non si parla d’altro. Le intenzioni si sono smarrite in un mare di polemiche ed insulti che hanno lasciato da parte il reale significato: anche il tuo nemico merita un “ciao”.

E se dapprima l’hanno fatta da padrona gli sfottò nei confronti di un giocatore che spesso ha avuto atteggiamenti odiosi verso i laziali, è arrivata poi la reale presa di coscienza, signori, il calcio sta cambiando. 

Daniele De Rossi lo abbiamo conosciuto tantissimi anni fa, da allora abbiamo continuato a vederlo sempre, una presenza costante e mentre noi alzavamo trofei ed uno lo prese in piena faccia, noi continuavamo a vederlo là.

“Gabbedan futuro”, o “Gabbedan passato”, era lì pronto a baccagliare e forse da lui, che non tifa Roma perché va di moda, non è uno “nuovo” , quello sfottò sembrava più esagerato, più estremo. Ma proprio questo mette in luce la grandezza di un nemico: i peso delle parole.

Siamo a Roma, l’odio per quegli sfottò è roba nota, doveva andare così, perché io mi chiamo Lazio e lui no.

Noi siamo stati i “migliori nemici”, come qualcuno disse di Totti, che Daniele avrebbe mai potuto avere!

Ieri sera tutti quelli che hanno fischiato lo striscione, lo hanno fatto forse per eludere una grande verità; il tempo non è che uno spauracchio. Non guarda in faccia nessuno. E se bussa sulla spalla di De Rossi e gli dice che è passato, allora bussa anche sulla tua spalla.

Incazzatevi dunque, indignatevi,  ditemi che “soooo daaa Riomma”, ma io riconosco la grandezza del nemico che ho sempre avuto, con il quale sono cresciuta ed ho visto scandire il passaggio delle stagioni, dei campionati e dei miei anni:  ciao Danie’ !

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